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  • Quale futuro per lo scalo di Falconara? Luci e ombre del piano nazionale degli aeroporti

Nel recente Piano Nazionale degli Aeroporti redatto dall’Enac, l’aeroporto di Ancona/Falconara si colloca tra quelli a scarso traffico, registrando un numero di passeggeri annui al di sotto delle 500.000 unità.  Se consideriamo che tale dato si riferisce ai traffici del 2019 e che, a causa della pandemia, si è drasticamente ridotto negli anni 2020 -2021, dobbiamo inevitabilmente constatare che la nostra infrastruttura sta piano piano uscendo dal radar degli aeroporti che lo Snit (Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti) aveva individuato di “rilevanza nazionale”.

Le analisi dei bisogni del territorio, inoltre, identifica il nostro aeroporto scarsamente accessibile sia a livello infrastrutturale/intermodale sia nella capacità di connettere le Marche ai principali aeroporti internazionali di Roma e Milano. 

Malgrado le potenzialità in termini di numero di passeggeri che prevede, a seconda di diversi scenari macroeconomici/geopolitici e di sostenibilità, un aumento dal 30 al 40% da qui al 2035, la brutta notizia è che l’Aeroporto delle Marche, così come strutturato in termini di capacità infrastrutturale, potrà presentare delle criticità sia lato “airside” sia lato “terminal” nel far fronte alla crescita di domanda, con il reale pericolo di perdere voli e passeggeri a favore degli scali vicini. Da qui, la necessità di prevedere sin da subito interventi mirati a sostenere tale crescita pianificando azioni che siano in grado di potenziare i livelli di funzionalità dello scalo e la capacità in termini di flusso di movimenti di aerei, di passeggeri e di merci. 

I finanziamenti del PNRR, se ben veicolati con progetti specifici a supportare una migliore infrastrutturazione dello scalo attraverso, ad esempio, il potenziamento del sistema di controllo del traffico aereo, la digitalizzazione delle procedure di imbarco, la valorizzazione dell’integrazione intermodale con ferrovia e porto, potrebbero costituire un toccasana non solo per l’aeroporto stesso, ma per l’intera economia marchigiana. È noto, infatti, come la spesa per le infrastrutture abbia un effetto moltiplicatore che genera un ritorno economico nettamente superiore in termini di aumento del Pil e dell’occupazione. 

La proposta del Piano di creare reti territoriali omogenee individuando nello scalo marchigiano l’aeroporto capofila della cosiddetta “rete centrale” che includerebbe anche Perugia e Pescara potrebbe modificarne l’attuale assetto, integrando ai collegamenti già esistenti una serie di “link” da e per il territorio circostante  oltre che da e per i maggiori hub nazionali di Roma e Milano, attraverso l’implementazione di soluzioni innovative idonee alla “micro-connettività”, tra cui l’utilizzo di aerei ibridi-elettrici per percorrenze di corto raggio fino ai 500 Km. 

Un futuro possibile? Si, se la Regione saprà cogliere le opportunità di ammodernamento e potenziamento del nostro scalo attraverso le risorse del PNRR e solo se sarà in grado di mantenere saldamente la posizione di “capofila” nei confronti soprattutto dello scalo abruzzese che, ad oggi, è allo stesso nostro livello ma che, in prospettiva, ha potenzialità di mercato entro il 2035 in crescita dal 63 al 90%. 

Rassicuranti, invece, le dinamiche relative alla movimentazione delle merci; l’aeroporto in tal senso rientra tra gli aeroporti strategici di seconda fascia con valori gestiti relativamente di rilievo e con prospettive di sviluppo ulteriore qualora si concretizzasse il progetto “Amazon”. 

Il piano industriale in fase di elaborazione, di cui le linee guida sono state esposte oggi alle Organizzazioni Sindacali, vede l’attuale management indirizzare l’azione verso 4 capisaldi di sviluppo: 

1)     Confronto con l’Unione Europea al fine di individuare soluzioni per il completamento del risanamento aziendale;

2)     Interazioni con le compagnie aeree per il recupero di quote di mercato (collaborazioni con il sistema crocieristico, continuità territoriale, bandi regionali, etc);

3)     Monitoraggio nel breve termine della continuità aziendale da un punto di vista di redditività del capitale e sotto l’aspetto della sostenibilità economica finanziaria;

4)     Gestione organizzativa del periodo invernale con applicazione degli ammortizzatori sociali per sopperire al calo della produzione (voli) e per sostenere il bilancio aziendale. 

«Non si può che prendere atto della cautela e del realismo con cui si sono comunicati i propositi di sviluppo: l’indeterminatezza dello scenario complessivo del trasporto aereo lo impone. Non sono, in ogni caso, determinati gli investimenti necessari nell’infrastrutture, imprescindibili per un rilancio definitivo dell’aeroporto» dichiara Daniela Rossi, Segretaria Generale Fit Cisl Marche.