La Corte Costituzionale, con sentenza n. 199 del 20 luglio2012, ha dichiarato illegittime le norme di riforma dei Servizi Pubblici Locali contenute nell’art. 4 del d.l. 138 del 2011 e le sue successive modificazioni per violazione del divieto di ripristino della normativa abrogata attraverso il referendum di giugno del 2011.
A distanza di pochi giorni dall’ufficializzazione delle proposte di Cgil, Cisl e Uil della Marche sulla riorganizzazione dei Servizi Pubblici locali, interviene questa sentenza che rimette in discussione il processo di liberalizzazione e di governo di tali settori.
La pronuncia della Corte, fondata sulla necessaria garanzia degli strumenti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione e sull’imprescindibile rispetto dell’esito delle consultazioni popolari, non deve ora divenire l’alibi per giustificare il perpetuarsi di gestioni localistiche dei servizi pubblici che si sono rivelate ad oggi diseconomiche, spesso clientelari e fonte di sprechi.
Questi settori valgono nelle Marche 770 milioni di euro e impiegano intorno ai 4.000 dipendenti, distribuiti su circa 70 imprese; solo valutando questi dati, ci si può rendere conto della valenza e del peso che i servizi pubblici hanno nell’economia regionale e di come una gestione che aggreghi servizi e imprese possa portare risparmi da reinvestire nelle infrastrutture, nel contenimento delle tariffe e nel miglioramento qualitativo dei servizi offerti.
La Cisl Marche ritiene pertanto che, seppure siano venuti meno gli obblighi imposti dalla normativa nazionale, non si possa prescindere dall’assumere il tema della razionalizzazione e del superamento della frammentazione, quale priorità assoluta della politica della Regione e delle Amministrazioni Locali in materia di servizi pubblici. Serve un progetto chiaro e coraggioso in tal senso.