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19/05/2010 "Ricomincio da dentro....."
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19/05/2010 Sanità: Cisl Marche sollecita il Governo regionale al confronto
Prendiamo atto positivamente dell’attuazione del secondo stralcio  dell’intesa  tra la  Regione e il Ministero della salute che finanzia con 211 milioni di euro  una serie di investimenti strategici per il sistema sanitario marchigiano, dalla  riqualificazione di strutture sanitarie alla realizzazione di nuovi ospedali, all’avvio di un sistema informativo sanitario regionale. E’ condivisibile la soddisfazione del Presidente Spacca sulle potenzialità di questo accordo per la comunità marchigiana, sia sotto il profilo della modernizzazione del sistema sanitario, che per lo sviluppo dell’economia locale con  nuove opportunità di lavoro. Chiediamo al Governo regionale che questo inizio di legislatura si caratterizzi per un confronto serrato e costruttivo con le forze sindacali, finalizzato a migliorare il clima organizzativo tra gli operatori della sanità e a qualificare l’offerta sanitaria, mantenendo i positivi equilibri di bilancio tramite la lotta agli sprechi. L’attenzione a dare risposte integrate ai bisogni di benessere delle persone e delle famiglie marchigiane, va infatti di pari passo con la valorizzazione delle professionalità del sistema sanitario e socio sanitario (a partire dalla sottoscrizione dell’accordo sullo 0,8% di risorse aggiuntive previste dal Contratto nazionale) e con la verifica già avviata dalla Giunta sulla “mission” delle varie articolazioni della sanità marchigiana.  La Cisl, come certamente tutto il sindacato confederale, è pronta a fare la propria parte; siamo certi che gli amministratori regionali non tarderanno a dare il via ad una nuova e concreta fase di concertazione.Ancona 18 maggio 2008        Mario Canale                                                              Luca Talevi Segreteria Cisl Marche                                        Segreteria Fp Cisl Marche
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18/05/2010 La Marcia Perugia-Assisi
Marcia Perugia - Assisi  una scelta di impegno e testimonianza perché certi  valori non siano considerati desueti o elitari. Il  tema della pace a lungo negli anni 70-80 è stato centrale nel dibattito sociale e politico nei paesi occidentali (dal Vietnam alla Guerra fredda), è stato evocato negli anni ‘90 quando dai Balcani in fiamme a pochi chilometri da noi giungevano echi di sangue e distruzioni, ha avuto una fiammata di partecipazione nel 2003 quando Bush avviò l’operazione militare in Iraq. Ora la Pace sembra uscita dalle preoccupazioni delle opinioni pubbliche e quindi dei Governi,  sembra diventata un tema per sognatori, non è più vista come un obiettivo sociale e politico significativo, o magari è considerata una cosa scontata. L’approccio proposto dalla Tavola della Pace parla di Pace con particolare attenzione alla dimensione educativa e alla necessità di un cambiamento di tipo culturale. Infatti tante erano le scuole, tanti gli scouts e altri giovani dei movimenti, un unico fiume umano di diverse provenienze e di esperienze, di vari stili, proposte, colori. Associazioni ambientaliste o nonviolente, organizzazioni non governative, di ispirazione cristiana e non, impegnate per la legalità, la presenza sempre significativa dei sindacati, qua e là bandiere di partito. Il Documento base denuncia che “….c’è troppa violenza in giro e troppa indifferenza. In nome della nostra “pace”, troppo spesso siamo pronti a condonare la violenza sugli altri. Una società chiusa e insensibile non ha futuro” e afferma ”…Dobbiamo ri-mettere al centro della nostra vita i valori condivisi, scolpiti nella nostra bella Costituzione e nel Diritto internazionale dei diritti umani, che possono aiutarci a superare positivamente questa profonda crisi e accrescere la qualità civile della nostra società. Abbiamo bisogno di un’altra cultura. Dobbiamo sostituire l’io con il noi, la disoccupazione con il lavoro, l'esclusione con l'accoglienza, lo sfruttamento con la giustizia sociale, l’egoismo con la responsabilità, l'individualismo con l’apertura agli altri, l’intolleranza con il dialogo, il razzismo con il rispetto dei diritti umani, il cinismo con la solidarietà, la competizione selvaggia con la cooperazione, il consumismo con nuovi stili di vita, la distruzione della natura con la sua protezione, l’illegalità con il rispetto delle regole democratiche, la violenza con la nonviolenza, i pregiudizi con la ricerca della verità, l’orrore con la bellezza, gli interessi personali con il bene comune, la paura con la speranza. Dobbiamo riscoprire il significato autentico di questi valori, approfondirne la conoscenza, rigenerarli in un grande progetto educativo, permettergli di sprigionare tutta l’energia positiva che contengono. Dobbiamo esigere che ad ogni valore, oggi ribadito anche nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, corrispondano atti politici concreti e coerenti a partire dalle nostre città fino all’Europa e all’Onu. Per quanto possa apparire difficile, cambiare è possibile! E, in ogni caso, è indispensabile”.
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14/05/2010 I 40 anni dello Statuto dei Lavoratori
Va bene cambiare lo Statuto dei lavoratori, ma le regole devono scriverle le parti sociali. Così Raffaele Bonanni, attraverso un'intervista rilasciata al quotidiano Libero, pone la sua condizione per rimettere mano alla legge 300/70.Anche di questo si parlerà il prossimo 20 maggio a Roma, in occasione del convegno organizzato dalla Cisl dedicato alla figura di Carlo Donat Cattin. A 40 anni dal suo varo, infatti, la confederazione di via Po intende avviare una riflessione sulle prospettive e sull'attualità dello Statuto dei lavoratori.L'iniziativa si terrà presso l'Auditorium di via Rieti, a partire dalle ore 10.00. Parteciperanno all'evento Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Bruno Buozzi; Fausto Bertinotti, presidente Fondazione Camera dei Deputati; Claudio Donat-Cattin, presidente Fondazione Carlo Donat-Cattin; Franco Marini, già presidente del Senato nella XV Legislatura.Bonanni interverrà anche al convegno organizzato dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin che si terrà il prossimo 21 maggio a Torino. Lo annuncia una nota che segnala la partecipazione anche del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, del professor Pietro Ichino, senatore del Pd, e dell'ex ministro del Lavoro Mario Toros, che fu sottosegretario con i ministri Brodolini e Donat-Cattin. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota apriranno i lavori alle 15.30 del 21 maggio presso il Centro Congressi di Torino-Incontra.      (tratto da www.conquistedellavoro.it)"I 40 anni dello Statuto dei Lavoratori" -  Convegno Celebrativo - Auditorium Via Rieti - Roma - 20 maggio 2010
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14/05/2010 TG Web
I. I lavoratori socio sanitari, le richieste dei sindacati per una categoria che cerca di dare risposte alle esigenze della società.II. Gli operatori del settore sanitario raccontano il loro mondo lavorativo: un universo poco conosciuto.III. Tra le righe: Il libro “Il mare di mezzo” che, nato dall’esperienza di Fortress Europe, ci racconta l’universo dei migranti.IV. Cisl Anolf e Iscos, l’impegno per i migranti che da sempre caratterizza il sindacato.V. La storia di Ylbere, giovane immigrata di seconda generazione
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14/05/2010 Osimo:leggero miglioramento per categorie e sindacati
Corriere Adriatico Data:     13/05/2010    Pagina: 11 GIACOMO QUATTRINI Osimo: Un'impresa su due patisce un allungamento dei termini di pagamento da parte dei clienti, a fronte dell'88% delle aziende che invece si sforzano per mantenere gli impegni presi con i fornitori: poche le entrate molti i debiti saldati. E naturalmente la situazione bancaria originata da questa situazione si riflette sulla esposizione bancaria, che è in aumento per il 32% delle imprese. E infine la gravità della crisi ha prodotto ripercussioni occupazionali negative per il 28% delle aziende. Sono i dati principali emersi dall’indagine svolta dalla Cna zona Sud sui primi quattro mesi del 2010, In generale l’associazione di categoria parla di ripresa ma lenta, cosi come la stessa Confindustria aveva spiegato fra 1'ottimismo di Marco Zannini e la cautela di Giuseppe Casali nelle scorse settimane durante un incontro con la stampa. L'inizio anno denota un deciso alleggerimento della situazione di crisi: 1'andamento della produzione mostra un segno negativo inferiore rispetto al 2009. "Considerando i settori e confrontandoli con 1'andamento dell’ultimo trimestre del 2009 -dichiara il segretario della Cna zona Sud Maurizio Bestini- rileviamo che la situazione dell'edilizia e dell'impiantistica e in ulteriore peggioramento, ma per il settore manifatturiero le imprese in miglioramento dovrebbero superare quelle in difficoltà. Dallo studio emerge anche che per le imprese in conto terzi della zona Sud la congiuntura e più favorevole rispetto alle imprese che operano in conto proprio". Le previsioni per il 2010, secondo la Cna. restano orientate largamente al prevalere delle difficoltà sia per il fatturato che per gli utili. Dai sindacati la fotografia sullo stato della crisi economica in un distretto altamente industrializzato e pluri-settoriale come la Valmusone conferma la presenza di segnali positivi, ma di una mancata corrispondenza dal punto di vista occupazionale, dove ancora la ripresa non c'è, anzi, il rischio che alcune aziende passino dalla cassa integrazione alla mobilità permane, anche se appare più lontano rispetto a un anno fa. Marco Bastianelli della Cgil di zona conferma infatti che "qualche segnale c'è ma non dal punto di vista del lavoro, dove c’è ancora tantissima cassa integrazione. E' vero che ci sono nuovi ordini e che la punta della crisi è stata smussata, ma non andiamo oltre. Speriamo che i segnali diventino ripresa vera e che quando la Cig si esaurirà non si passi più alla richiesta di mobilita". Dalla Cisl di Osimo Angelo Paolucci ribadisce che "questa leggera ripresa la vediamo anche noi, la caduta si e arrestata in molti settori e rispetto a un anno fa i primi quattro mesi del 2010 sono andati meglio per fatturati e ordinativi". Semmai il problema che permane è per la Cisl il fatto che "a questa ripresa non corrisponde quella occupazione, dove la crisi è ancora attuale: l'azienda che torna a lavorare prima di riassumere aspetta molto di più c'e più cautela, anche perchè i margini di guadagno sono diminuiti e pur di riprendere le commesse molte imprese sono costrette a termini finanziari penalizzanti. Ma prima di richiedere la mobilità ci penseranno bene in questa fase di lenta di ripresa".
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13/05/2010 Emergenza sfratti - la crisi economica colpisce le famiglie in affitto
  EMERGENZA SFRATTI E CRISI ECONOMICA La crisi economica non colpisce tutti nello stesso modo. Sicuramente i dipendenti pubblici ne risentono in misura nettamente minore rispetto ai dipendenti delle imprese private. Così come i dipendenti della grande impresa sono pur sempre più tutelati dagli ammortizzatori sociali, rispetto ai dipendenti delle piccole imprese o precari con contratti a tempo determinato. In maniera del tutto analoga, la crisi colpisce in misura molto diversa le famiglie che hanno almeno l’abitazione principale in proprietà, o sono assegnatari di alloggio pubblico, rispetto a tutte quelle che sono costrette a destinare gran parte del proprio reddito al pagamento dell’affitto o del mutuo. In questi casi – numericamente tutt’altro che marginali - è evidente che, se si riduce il reddito o si perde il posto di lavoro, la situazione economica familiare diventa drammatica, senza paragone neppure con altre categorie colpite dalla crisi. La famiglia finisce per trovarsi in un vortice senza via di uscita: senza lavoro rischia di perdere anche la casa dopo pochi mesi, con pochissime alternative, perché non trova un’altra casa in affitto, perché sul mercato nessun proprietario è disposto a correre il rischio di affittare ad un disoccupato.  Di fronte alla particolare gravità in cui si vengono a trovare tante famiglie, le Organizzazioni Sindacali degli Inquilini, hanno avviato un confronto con le Amministrazioni dei principali comuni della regione e stanno chiedendo di incontrare la nuova Giunta Regionale, per individuare tutte le forme possibili di intervento utili a contenere gli effetti più disastrosi di questa contingenza. Poiché inoltre, si tratta di una emergenza diffusa ormai in tutte le regioni, può essere utile guardarsi attorno per prendere in considerazione anche altri tentativi, tra quelli più promettenti. Alcuni dati possono aiutare a capire meglio la portata del problema. Nella nostra regione, nel corso del 2009 sono statti emessi 1.350 provvedimenti di sfratto - di cui 1203 per morosità -, con un incremento rispetto all’anno precedente del 38,89%, molto consistente anche rispetto all’incremento nazionale del 17,58%. Nella provincia di Ancona l’incremento percentuale è stato tra i più alti d’Italia con il 112% di aumento (superati soltanto dalle province di Bergamo, Cosenza e Oristano). Per il 2010 purtroppo, le tendenze sembra che stiano notevolmente peggiorando. PROVVEDIMENTI ESECUTIVI DI SFRATTO    Primi dati del Ministero dell'Interno 2008-2009 in corso di consolidamento per: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna Regione Necess. Locat. o Finita Locaz. Morosità Totale Var. % 2008-2009           Piemonte 472 4.871 5.343 9,53 Valle d'Aosta 9 132 141 15,57 Lombardia 835 8.529 9.364 32,58 Trentino A. A. 125 464 589 5,94 Veneto 372 3.847 4.219 16,16 Friuli V. G. 131 1.058 1.189 20,71 Liguria 383 1.869 2.252 -12,13 Emilia Romagna 498 6.518 7.016 24,44 Toscana 1.023 5.388 6.411 49,37 Umbria 89 782 871 8,88 Marche 147 1.203 1.350 38,89          Ancona 46 412 458 112,04          Ascoli Piceno 49 257 306 -0,97          Macerata 14 152 166 10,67          Pesaro Urbino 38 382 420 41,41 Lazio 2.603 7.019 9.622 14,09 Abruzzo 88 491 579 -1,19 Molise 18 109 127 -15,33 Campania 1.393 2.896 4.289 3,98 Puglia 698 2.218 2.916 1,53 Basilicata 14 120 134 19,64 Calabria 335 334 669 77,45 Sicilia 588 3.267 3.855 2,96 Sardegna 87 461 548 40,51           Italia 9.908 51.576 61.484 17,58 * Sintesi dei dati pubblicati dal Ministero dell'Interno, elaborata dal SICET Marche ** Evidenziati o sottolineati i dati che superano la media della regione Marche Da un lato si tratta di arginare almeno le dimensioni del fenomeno, per facilitare di conseguenza l’affronto di una quantità di casi drammatici meno numerosa. Dall’altro di intervenire nella maniera più efficace a sostegno delle situazioni ormai senza via di uscita. Per questo la nostra Organizzazione Sindacale SICET ritiene urgente almeno frenare l’onda degli sfratti per morosità, intervenendo innanzitutto con un calmieramento dei canoni di locazione, sia attraverso una riforma della legge sulle locazioni (L. n. 431/98), che una revisione degli accordi comunali per abbassare i canoni concertati con diritto alle agevolazioni fiscali, rimasti nell’ultimo anno anche più elevati di quelli di mercato; come è già stato fatto per il comune di Fabriano (con l’accordo del giugno 2009, prevedendo tra l’atro anche il blocco degli aggiornamenti ISTAT per tre anni) Inoltre alcuni comuni, come Fano, hanno stanziato dei fondi per la copertura delle spese necessarie ai contraenti, per la sostituzione del contratto a canone libero con un contratto a canone concertato e ridotto. Il comune di Jesi ha invece emesso un bando speciale per l’assegnazione di alloggi anche agli sfrattati per morosità, conseguente ad alcune tipologie di particolare disagio sociale. Molti assessorati ai servizi sociali, avendo esaurito gli alloggi di emergenza, stanno intervenendo con piccoli aiuti economici, per cercare di frenare o rinviare le azioni legali di sfratto, ma con notevoli difficoltà e risultati del tutto insufficienti. Per questo è ormai necessario che i comuni e la Regione stessa prevedano degli appositi stanziamenti, per integrare il Fondo di Sostegno agli affitti (previsto dalla legge n. 431/98), destinandone una quota specifica a favore dei conduttori che hanno avuto una riduzione dei redditi familiari per i motivi di cui sopra. Così come si rendono necessari interventi, a sostegno di proprietari che si rendono disponibili ad offrire sistemazioni abitative provvisorie o con regolare contratto di locazione a canone calmierato, eventualmente con intermediazione e garanzia del comune stesso o delle eventuali Agenzie per la Locazione e prevedendo la tutela delle rispettive organizzazioni sindacali di proprietari e inquilini. Non si può comunque prescindere da un intervento presso la Prefettura per sollecitare l’adozione di criteri per la graduazione nella esecuzione degli sfratti, al fine di facilitare la ricerca e adozione di misure alternative da parte delle amministrazioni locali. Così come può rendersi necessaria l’individuazione di immobili in disuso, da attrezzare con una minima spesa per sistemazioni provvisorie di senza tetto e sfrattati senza alternative immediate oltre al reperimento di alloggi di emergenza in altre forme consentite dalla legge. Anche l’emergenza abitativa può essere vissuta meno drammaticamente, se affrontata come una opportunità per ricominciare a parlare di una politica per la casa. Claudio Omiccioli -  SICET Territoriale Ancona
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13/05/2010 Vertenza Antonio Merloni, firmato il Decreto Proroga Amministrazione Straordinaria
Abbiamo avuto stamattina conferma dell’avvenuta firma, da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi, del decreto di proroga della Amministrazione Straordinaria della Antonio Merloni, il cui primo anno di durata dalla approvazione del Programma dei Commissari Straordinari è in scadenza il 22 maggio. Ciò dopo che, nella giornata di ieri, FIM FIOM UILM Nazionali avevano rivolto un forte appello affinchè la firma, rimasta in sospeso nei giorni delle dimissioni del Ministro Scajola, ci fosse con urgenza, segnalando i danni e i problemi che ulteriori ritardi avrebbero provocato.La firma del decreto di proroga rende  possibile la richiesta di un ulteriore anno di cassa integrazione per i lavoratori della Merloni e la prosecuzione delle attività degli Organi della Amministrazione Straordinaria.La FIM considera molto importante ora che tutte le parti coinvolte sollecitino l’emanazione rapida del decreto di autorizzazione della cassa integrazione. Contemporaneamente, ritiene indispensabile che vengano esercitati impegno e responsabilità ai massimi livelli politici ed istituzionali nella ricerca di investitori disponibili a realizzare attività nelle aree industriali di Fabriano e Nocera, e che siano completate rapidamente le cessioni della Cilinder & Tanks e della Tecnogas.Roma, 12 maggio 2010                                         Ufficio Stampa Fim-Cisl
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13/05/2010 Meno licenziamenti ma il lavoro è sempre più precario
In un'intervista a Il Resto del Carlino il Segretario Generale della Cisl di Macerata Marco Ferracuti analizza il momento di difficoltà dell’ economia locale Diminuiscono i licenziamenti Diminuiscono i licenziamenti, ma aumenta la cassa integrazione, specie quella straordinaria. E, soprattutto, dilaga il lavoro precario. Questo il quadro della crisi quale emerge dal monitoraggio effettuato dalla Cisl, relative a primi tre mesi del 2010. «Dal primo gennaio al 31 marzo di quest'anno - spiega il segretario provinciale Marco Ferracuti - in provincia di Macerata ci sono stati 579 licenziamenti, contro i 967 dello stesso periodo del 2009. Esplode la Cigs, ma le risorse stanno finendo Un dato sicuramente positivo, ma guai a pensare che le difficoltà sono alle spalle». E, in effetti, i dati riguardanti altri fattori destano non poche preoccupazioni. «I1 calo dei licenziamenti riguarda soprattutto le aziende con più di 15 dipendenti e si spiega anche con il fatto che Confindustria e Sindacati hanno gestito con attenzione ed efficienza gli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione ordinaria continua ad au-mentare, +12 per cento; quella straordinaria esplode: +98 per cento. E sa qual e il problema? Che le risorse stanno finendo. Sono tante le imprese che si stanno pericolosamente avvicinando al termine delle 52 settimane, la durata massima della cassa integrazione, senza che si intravedano spiragli: il rischio è che molte cessino 1'attività, con conseguenti licenziamenti». Si allungano le liste di mobilità Una tendenza confermata dall'andamento delle liste di mobilità, in cui i lavoratori licenziati vengono iscritti, per un certo periodo, in attesa di una possibile ri-collocazione. Non solo queste si allungano, segno che ricollocare i lavoratori che hanno perso il posto non è cosi semplice, anche perchè il 40 per cento ha un'età compresa fra i 40 e i 49 anni. Ma molti (circa il 61 per cento) decadono dalle liste solo per scadenza dei termini, non perche abbiano trovato un nuovo lavoro». Aumenta il lavoro precario Già, il lavoro. Ma dove, come e quando? «Altro fatto inquietante riguarda le assunzioni. Nei primi due mesi di quest'anno sono state circa 9mila. Di queste solo 1.200 sono quelle a tempo indeterminate; Seimila, più della metà, sono a tempo determinato, tutte le altre riguardano tutte le forme flessibili, utilizzate in modo sempre piu sfrenato. Basti dire che quelle intermittenti, in altre parole a chiamata in base alle esigenze di chi assume e, poi, licenzia, sono passate dalle 578 dei primi due mesi del 2009 alle 864 del primo bimestre di quest'anno. Forme di contratto di fatto senza alcuna tutela: si va verso un accentuarsi della precarizzazione del lavoro, con tutto quel che ne consegue". Un protocollo per rilanciare l’economia Ricette pronte nessuno ne ha. Di certo, c'e la volontà di fissare insieme le linee per possibili interventi di rilancio, che è quanto Cgil, Cisl e Confindustria stanno cercando di fare, con una serie di incontri al termine dei quali sarà sottoscritto un "protocollo" comune su cui coinvolgere enti ed istituzioni. "Intanto, però il Governo dovrebbe allungare la durata del periodo massimo di cassa integrazione — conclude il segretario provinciale Cisl — e ripensare iniziative, come la nuova legge sul made in Italy, che rischiano di aggravare una situazione già irta di difficoltà. Cosi come congegnata, quella legge e un incentive alla delocalizzazione selvaggia, con effetti devastanti sulle imprese, specie quelle piccole e medie, e sull'occupazione».
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12/05/2010 Dote di un milione al posto fisso
Dal Sole 24 Ore pubblichiamo l'articolo che contiene la dichiarazione del Segretario Generale della Cisl Marche Stefano Mastrovincenzo sulla situazione occupazionale nella nostra regione.Più di un milione di euro investito per dare un contratto a tempo indeterminato a 133 persone. Sono questi i risultati della campagna di incentivi per il posto fisso alle categorie disagiate della regione Marche nel 2009. In realtà però, nell'anno della crisi, nella casse della regione sono rimasti 9oomila euro già stanziati che saranno usati per un progetto analogo nel 2010. Nelle casse della regione è dunque rimasta circa la metà del fondo stanziato. Le ragioni sono facilmente identificabili con la congiuntura critica che ha colpito l'economia e a poco è valso l'innalzamento del contributo alle aziende da 5 a 8mila euro. Con i 5mila euro ad assunzione nel 2008 la regione aveva erogato 685mila euro per 137 contratti a tempo indeterminato: quattro in più. Nel 2009 la provincia che ha ricevuto piu fondi è stata quella di Ascoli Piceno con 68 interventi; il Piceno era stata la zona piu premiata anche nel 2008 con 49 contratti seguita da Ancona e PesaroeUrbino, rispettivamente con 37 e 35. II meccanismo di incentivo è stato modificato rispetto ai primi esperimenti del 2005 per essere più incisivo:«Avevamo cominciato con semplici incentivi - spiega Antonio Secchi, funzionario del servizio politiche del lavoro della Regione - ma c'era il rischio di finanziare assunzioni gia avvenute, facendone un premio. Dal 2006 al 2009 ci siamo invece concentrati su sperimentazioni mirate per i soggetti svantaggiati del mercato del lavoro marchigiano: ora c'e un patto di servizio che impegna il lavoratore a fare un periodo di inserimento di tre mesi pagato dalla regione 500 euro, al termine del quale viene poi erogato il contributo all'azienda per l'assunzione». La regione ha messo anche a disposizione fondi piu ridotti per quelle a tempo determinato. «La priorità - continua Secchi - e quella di immettere nel mercato del lavoro categorie svantaggiate, come gli over 50, chi ha titoli di studio inferiori o i disoccupati di lungo corso; è per quello che insistiamo sui tre mesi di inserimento che rappresentano anche un'occasione formativa». Per il 2010 la regione punta a stabilizzare almeno 200 persone, facendo ricorso anche ai fondi del ministero del Lavoro: «Pensiamo di centrare l'obiettivo - spiega ancora Secchi - perchè le aziende avranno bisogno di riassumere e gli incentivi sono cumulabili con quelli nazionali». «Apprezziamo molto l'iniziativa - spiega Marco Pantaleoni, responsabile lavoro della Confartigianato Marche - anche se il problema sono spesso alcuni paletti inseriti nei bandi che ne impediscono la partecipazione ad alcune imprese, oltre i problemi di natura burocratica». Pantaleoni sottolinea anche che, in un momento di congiuntura così negative, «la cosa più importante è dare la priorità al rilancio delle imprese con investimenti in innovazione e sviluppo perchè quando le aziende ripartono è poi più facile che assumano. Un incentivo come quello di 8mila euro non basta se l'azienda si trova in questo momento nelle condizioni di far fatica a mantenere i suoi occupati». Disco verde con la richiesta di impegni aggiuntivi anche da Stefano Mastrovincenzo, segretario generale della Cisl Marche: «Gli incentivi sono uno strumento buono, ma da soli non sono efficaci, devono essere affiancati da strumenti che facilitino l'incontro tra domanda e offerta, se no si rischia, come quest'anno, che il risultato non sia brillante». II sindacalista il discorso nel quadro di una collaborazione più ampia con la nuova giunta: «La collaborazione fino a questo momento è stata buona per tamponare l'emergenza, ma sarà importante definire una strategia di piu ampio respiro che abbia al centro politiche di lavoro attive, un potenziamento dei centri per l'impiego, lo sviluppo delle imprese e le sinergie tra pubblico e privato».
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12/05/2010 Sindacati in prima linea contro la 'Ndrangheta
L’autore del gran rifiuto si chiama Enzo Micheletti, ha l’aspetto di un ragazzo cresciuto, i capelli fulvi, una militanza aclista e una piccola croce di legno al collo. Difende i diritti dei lavoratori e i principi di legalità in nome della Filca, il sindacato edili della Cisl. Micheletti era tra i presenti alla riunione promossa qualche giorno fa dalla Filca in un albergo di Cerro Maggiore, alle porte di Milano. Una riunione straordinaria. Forse per la prima volta le strutture dirigenti sindacali della Lombardia occidentale si sono incontrate per decidere la strategia più efficace per combattere la ‘Ndrangheta nella propria regione e nel proprio settore. I direttivi di Milano, Varese, Magenta-Legnano, Lodi. Mancava Monza-Brianza, che ha pensato di declinare l’invito. Per capire il senso di quello che è accaduto bisogna tenere bene in mente due cose. La prima. Secondo la procura nazionale antimafia la ‘ndrangheta ha conquistato, in provincia di Milano, “il monopolio del ciclo del cemento”. Che vuol dire aree fabbricabili, cave, piani regolatori, case private e lavori pubblici, ad esempio l’alta velocità e le opere autostradali, dove infatti sono spuntate imprese legate ai clan. La seconda. Le autorità politico-istituzionali continuano a negare la presenza mafiosa in Lombardia. E’ in questo contesto dunque che una settantina di sindacalisti e di delegati sindacali ha deciso di darsi appuntamento. Alcuni che li diresti tali già alla vista, altri, specie le donne e i più giovani, che non li diresti affatto. Molti di origine meridionale, compreso uno che faceva il rosticciere a Palermo e ne fuggì in una notte per non cadere nella rete del “pizzo”. Tanti jeans, camicie a scacchi e golf arancioni o ciclamino, donne giovanilmente eleganti, un delegato di colore, un paio di delegati in giacca e cravatta. Tutti intenzionati ad andare a scassare pigrizie e silenzi nella tana del lupo. E ascoltarli significa rendersi subito conto delle difficoltà infinite a cui li metterà davanti questa scelta. L’occupazione, prima di tutto. Il sindacato infatti è reduce a Milano da una scelta sofferta: fare restituire il certificato antimafia a un’impresa di trasporti impegnata su grandi lavori. E in odore di mafia. Gliel’aveva revocato la tanto contestata prefettura. Effetto immediato: centoventi lavoratori regolari praticamente a spasso che maledicono le “fisime” del prefetto. Il quale ha spiegato e difeso le sue buone ragioni. Alla fine i sindacati l’hanno spuntata. Ma sanno che la cosa non si può ripetere. Che non si può contrapporre l’occupazione alla legalità. Che il sindacato non può trovarsi in rotta di collisione con i movimenti civili. Ne nasce un racconto corale, fitto di episodi e riflessioni. Il caporalato, che nella metropoli esiste eccome, se ne conoscono i tempi e i luoghi. La logica imperante del massimo ribasso, vera manna per le imprese più spregiudicate. L’azienda dei trasporti milanesi che appalta lavori al 50 per cento del ribasso, il vecchio casinò municipale abbattuto con il 65 per cento del ribasso... E poi la scomparsa della filiera dei subappalti dalle “notifiche preliminari”, con tanti saluti alla trasparenza. Le ruspe che saltavano negli anni novanta in quello che viene definito “il triangolo delle Bermuda” (Corsico-Trezzano-Buccinasco) e gli imprenditori che raccomandavano di “non fare troppo casino” con i Comuni. Il sospetto di smaltimento dei rifiuti tossici nelle cementerie. O le aziende che spuntano da Reggio Calabria in una situazione di crisi marcia, dopo buchi di cassa e licenziamenti, e gli operai che chiedono di non indagare, “almeno abbiamo la busta paga”. Si mettono insieme pezzi di strategie. Collegare i cantieri con la società, insieme a Cgil e Uil. Scegliere l’Expo come banco di prova. Massima sicurezza e trasparenza con le leggi vigenti. Una norma per commissariare le imprese sospette senza mandarne a casa i dipendenti. Francesco Bianchi, il segretario provinciale di Milano, dà l’allarme sulle possibili presenze criminali fra i “terzisti”. Renzo Zavattari, il segretario regionale, evoca i Pink Floyd (“ognuno metta il suo mattone al muro contro le infiltrazioni mafiose”). Un sindacalista massiccio chiede a tutti perché palazzoni e alberghi vengano lasciati andare in malora, e che convenienza ne possa mai avere il re dei costruttori Salvatore Ligresti. Un altro chiede perché il San Raffaele abbia affidato suoi appalti a una ditta indagata e continui ad affidarli alla sua erede. E c’è chi, come lo stesso Micheletti, mette l’accento sulla assoluta eccezionalità dei contesti in cui si va a chiedere il rispetto delle leggi. “Un giorno venni quasi alle mani con un tipo prepotente. Il giorno dopo lessi sui giornali che lo avevano preso i carabinieri e che era accusato di dodici omicidi. Mi vennero i brividi”.Forse è anche per questo che la straordinaria riunione sindacale evoca, sessant’anni dopo, un passo di “Placido Rizzotto” di Pasquale Scimeca: la scena della Camera del lavoro in cui i contadini decidono di occupare il feudo. Di andare nella tana del lupo. Le riunioni sindacali non suggeriscono più quelle atmosfere. Ma se metti insieme la Lombardia di oggi, il ciclo del cemento e un po’ di sindacalisti dalla schiena diritta può succedere.tratto da il Fatto Quotidiano del 9 maggio 2010
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12/05/2010 Emergenza sfratti - La crisi economica colpisce le famiglie in affitto
Nelle Marche durante l’anno  2009 sono stati emessi 1.350 provvedimenti di sfratto - di cui 1.203 per morosità -, con un aumento rispetto all’anno precedente del 38,89%. Un dato che determina una crescita  molto consistente anche rispetto all’incremento del dato nazionale del  17,58%. In particolare nella Provincia di Ancona l’incremento percentuale del 112% è stato tra i più alti d’Italia (superato soltanto dalle province di Bergamo, Cosenza e Oristano) e le previsioni per il 2010 sono di un ulteriore incremento rispetto al 2009. I dati parlano chiaro, la crisi sta colpendo in maniera diversa le famiglie marchigiane. L’impatto è differente per coloro che sono proprietarie  della abitazione o assegnatarie di alloggio pubblico da quelle che devono invece destinare circa il 50% del proprio reddito al pagamento di  un affitto o di un  mutuo. E’ evidente, infatti, che se si riduce il reddito (lavoratore in n cassa integrazione) o si perde il posto di lavoro (lavoratore in mobilità o disoccupati) la situazione economica familiare diventa drammatica. In questi casi infatti – numericamente tutt’altro che marginali - la famiglia finisce per trovarsi in un vortice senza via di uscita: senza lavoro rischia di perdere anche la casa dopo pochi mesi, senza possibilità alternative, semplicemente perché sul mercato è difficile trovare un proprietario disposto a correre il rischio di affittare ad un disoccupato o ad un cassa integrato. La CISL Marche e il SICET, Sindacato degli Inquilini, ritengono urgente e prioritario frenare l’onda degli sfratti per morosità, intervenendo innanzitutto con un calmieramento dei canoni di locazione. E’ necessaria quindi una riforma della legge sulle locazioni (L. n. 431/98), ma al contempo una revisione degli accordi comunali che abbassi i canoni concertati che danno diritto alle agevolazioni fiscali (attualmente anche più alti di quelli di mercato). Questa misura è già stata realizzata in alcuni comuni delle Marche, perché anche l’emergenza abitativa, come la crisi economica, può essere vissuta meno drammaticamente, se affrontata come una opportunità per ricominciare a parlare di una vera politica per la casa per tutte le famiglie, soprattutto per quelle in difficoltà. E’ necessario che la  Regione Marche apra un confronto con Cgil,Cisl,Uil e i loro sindacati inquilini, per discutere gli interventi per affrontare l’emergenza abitativa.Ancona, 12 maggio 2010
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12/05/2010 Arbitrato e conciliazione
I contenuti del disegno di legge  1167 B e le valutazioni della Cisl.  Spiegazione e commento del comma 9 dell’art. 31. Clicca qui e apri il documento http://www.scribd.com/full/31199974?access_key=key-22eh3zsxtektvldral29La scheda di lettura e commento http://www.scribd.com/full/31202906?access_key=key-wlmq1953x1mw5jnmjorLa dichiarazione di Giorgio Santini Segretario Cisl Nazionale. Clicca qui    http://www.scribd.com/full/31203088?access_key=key-2cb15fqniz24ajc01xgk
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12/05/2010 I 40 anni dello Statuto dei Lavoratori
Va bene cambiare lo Statuto dei lavoratori, ma le regole devono scriverle le parti sociali. Così Raffaele Bonanni, attraverso un'intervista rilasciata al quotidiano Libero, pone la sua condizione per rimettere mano alla legge 300/70. Anche di questo si parlerà il prossimo 20 maggio a Roma, in occasione del convegno organizzato dalla Cisl dedicato alla figura di Carlo Donat Cattin. A 40 anni dal suo varo, infatti, la confederazione di via Po intende avviare una riflessione sulle prospettive e sull'attualità dello Statuto dei lavoratori. L'iniziativa si terrà presso l'Auditorium di via Rieti, a partire dalle ore 10.00. Parteciperanno all'evento Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Bruno Buozzi; Fausto Bertinotti, presidente Fondazione Camera dei Deputati; Claudio Donat-Cattin, presidente Fondazione Carlo Donat-Cattin; Franco Marini, già presidente del Senato nella XV Legislatura. Bonanni interverrà anche al convegno organizzato dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin che si terrà il prossimo 21 maggio a Torino. Lo annuncia una nota che segnala la partecipazione anche del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, del professor Pietro Ichino, senatore del Pd, e dell'ex ministro del Lavoro Mario Toros, che fu sottosegretario con i ministri Brodolini e Donat-Cattin. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota apriranno i lavori alle 15.30 del 21 maggio presso il Centro Congressi di Torino-Incontra.      (tratto da www.conquistedellavoro.it) "I 40 anni dello Statuto dei Lavoratori" -  Convegno Celebrativo - Auditorium Via Rieti - Roma - 20 maggio 2010
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11/05/2010 CONSIGLIO GENERALE UST ASCOLI PICENO/FERMO Intervento Introduttivo del Reggente Antonio Angelini
È trascorso un anno dal nostro congresso, ed il filo conduttore che ci ha accompagnato nel percorso preparatorio a quel appuntamento, che ha condizionato le elaborazioni delle politiche che abbiamo deliberato, nonché l’attività di ciascuno di noi, è stato e continua ad essere “la crisi”. Una situazione che ci ha costretti, a tutti i livelli, ad esercitare fino in fondo quel ruolo caratteristico della nostra Organizzazione, di sindacato riformatore e partecipativo. Abbiamo dovuto assumere di nuovo la responsabilità di soggetto apripista sul terreno dell’innovazione della rappresentanza del lavoro e sociale, caratteristiche che hanno indotto la Cisl ad essere in prima linea in tutti i momenti difficili del nostro Paese. C’è nel nostro DNA la capacità di comprendere i cambiamenti profondi che intervengono nel mondo del lavoro, nell’economia e nel sociale i cui effetti negativi, in questa fase storica, sono stati accelerati dalla crisi, e rispetto ai quali abbiamo voluto sviluppare un nuovo approccio culturale e strumenti sindacali innovati ed adeguati. La necessità di governare i cambiamenti e costruire un sistema adeguato a rispondere ai problemi delle persone che rappresentiamo e che per effetto della crisi o sono nuovi o hanno assunto nuova importanza nella scala delle priorità, ci obbligano ad essere portatori e propulsori delle riforme, ed a smarcarci dai freni che per l’unità sindacale troppo spesso la Cgil ci ha indotto ad accettare; non possiamo permettercelo. Alle famiglie dei lavoratori e dei pensionati con gravi difficoltà economiche non serve un sindacato che presidia le piazze, magari con le casacche della parte politica che intende sostenere o che nostalgicamente vorrebbe riproporre il modello di sindacato di “classe” ed antagonista, ormai fuori dal tempo e dalla storia; le nostre persone vogliono risultati concreti, ed è a questa domanda che abbiamo cercato e continuiamo a voler rispondere, consci che si tratta di un percorso difficile, soprattutto quando, come in qualche occasione capita, ciò significa convincere a rimettere in discussione decisioni unilaterali che producono il peggioramento delle condizioni in essere. All’attuale situazione di criticità derivante dalla perdita del lavoro, dall’interruzione o dalla sospensione dei rapporti di lavoro, si aggiunge la progressiva, ormai quindicinale, perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni e delle pensioni; da qui l’azione della Cisl per rimettere al centro del dibattito pubblico e nel confronto con le istituzioni, la centralità del lavoro e la questione fiscale. Sulla questione fiscale il nostro obiettivo è costruire un nuovo “patto” per ridurre le tasse a chi le ha sempre pagate e vogliamo unire in questa nostra richiesta anche il mondo delle imprese, perché per uscire dalla crisi, è importante la detassazione della contrattazione aziendale e nello stesso tempo è importante concedere sgravi selettivi alle aziende che investono sull’innovazione e la ricerca e che difendono e aumentano l’occupazione e la produttività. La giustizia sociale è la nostra priorità, e questa passa soprattutto attraverso una revisione del sistema che regola il contributo di ciascuno alla solidarietà civile; non è più tollerabile far pagare più tasse a quelli che hanno meno. Tra gli effetti che si producono c’è la diminuzione significativa del potere d’acquisto con conseguente contrazione dei consumi, diminuzione dei volumi produttivi e perdita di posti di lavoro. Non è più sufficiente procedere con aggiustamenti, occorre una riforma radicale, che passa attraverso, appunto, un patto che impegni il governo, l’opposizione e le parti sociali. La nostra proposta, che parte dall’ultimo congresso, prevede la revisione delle aliquote irpef, con una riduzione di quelle medio-basse, e lo spostamento di una parte della tassazione sui consumi, recuperando in questo modo anche la progressività, poiché è evidente che consuma di più chi ha di più. Alla famiglia va dato un sostegno maggiore e vanno semplificate e rese più efficaci le norme oggi in vigore. La CISL propone di unificare i sostegni alla famiglia in un unico consistente strumento, tarato sulla base del reddito familiare e dell’ampiezza del nucleo, con una particolare attenzione rivolta alle donne che lavorano, ai bambini ed ai disabili. Oltre che con la tassazione sui consumi, le risorse necessarie per la riforma vanno ricercate con la lotta all’evasione, per esempio con l’istituzione dell’anagrafe tributaria, con forme di contrasto degli interessi, controlli più severi e tracciabilità dei pagamenti. Oltre 100 miliardi di evasione danno ampi margini di recupero, ed un ulteriore intervento è possibile sulle rendite finanziarie, che nel nostro Paese hanno un prelievo del 12,5 % mentre negli altri Stati europei è del 20 %; di contro abbiamo un’aliquota sui redditi da lavoro che si attesta, con le addizionali, al 44 % , producendo l’83 % dell’intero gettito fiscale, e contro una tassazione sull’impresa del 30%, di cui una importante quota è determinata dalla tassa sul lavoro. Abbiamo su questo tema realizzato diverse iniziative che hanno contribuito ad inserirlo nel dibattito pubblico e a metterlo nell’agenda del governo. Dal dopoguerra fino agli anni ottanta, l’economia del nostro Paese è stata pressoché in continua crescita, abbiamo vissuto la trasformazione da un sistema agricolo ad uno industriale e abbiamo costruito un percorso che mano a mano definisse una serie di tutele e di diritti per le persone che entravano in questa nuova dimensione, lo si è fatto sostenendo alcune leggi, come lo statuto dei lavoratori, di cui il prossimo mese ricorre il quarantennale, e soprattutto costruendo un importante sistema di relazioni sindacali. Il mondo imprenditoriale, prevalentemente manifatturiero, fino agli anni ottanta ha beneficiato di crescenti consumi e di una situazione di scarsa concorrenza, ha avuto nelle proprie mani il governo del sistema economico e ciò ha giustificato anche relazioni industriali largamente fondate sulla rivendicazione, in quanto basate sui rapporti di forza al momento esistenti. L’evoluzione del sistema economico, che con l’avvento dirompente della globalizzazione degli ultimi vent’anni, ha ridisegnato i sistemi di potere, il mondo imprenditoriale, in larga parte è diventato subalterno ad una serie di altri poteri, da quello finanziario a quello della grande distribuzione, dalla competitività dei territori in cui insistono alle politiche dei diversi Paesi del mondo, al cosiddetto “mercato”, termine che molti amano poco ma col quale occorre fare i conti. E’ possibile che dentro una simile rivoluzione, siano efficacemente praticabili le relazioni sindacali che abbiamo costruito nel passato? E’ coerente arroccarsi dentro quei confini e subire le conseguenze negative che tale atteggiamento produce su coloro che chiedono tutela al sindacato? O possiamo pensare che tenere i toni alti, alzare la voce, riempire le piazze, sia sufficiente per assolvere al nostro ruolo e metterci a posto con la nostra coscienza? La Cisl ha detto no! E’ andata controcorrente quasi sempre nella sua storia, ma lo ha fatto con maggior determinazione in questi ultimi anni, a fronte della straordinarietà di una crisi che ha accelerato un declino già in corso. Il destino di chi presta la propria attività in una qualsiasi impresa è strettamente collegato al destino dell’impresa stessa, se questa non è capace di innovarsi, di investire, se le condizioni di contesto sono sfavorevoli, se il sistema creditizio non è adeguato, i problemi si ripercuotono inevitabilmente anche su chi lavora in quell’azienda, perché rischia il posto e perché non è in grado di rivendicare miglioramenti economici e professionali. Se quindi vogliamo incidere sulle prospettive del mondo del lavoro, dobbiamo pensare che essendo così strettamente interdipendenti occorre partecipare alle decisioni che si intraprendono e condividere gli obiettivi. Siamo consapevoli che si tratta innanzitutto di una questione culturale, da far maturare nei lavoratori e negli imprenditori e rispetto alla quale le rappresentanze dei due mondi svolgono un ruolo propedeutico fondamentale. L’accordo sulla riforma del modello contrattuale, secondo me, ha una valenza storica non tanto nei singoli capitoli, che pure definiscono importanti risultati, quanto nella svolta culturale che attraverso lo stesso si da alle relazioni sindacali. È un accordo infatti improntato su un’idea partecipativa delle relazioni, un sistema che incoraggia strade meno conflittuali, indispensabile per costruire una economia basata sul valore del lavoro. Se ormai è opinione diffusa che le conoscenze e il capitale umano sono il nucleo fondamentale del vantaggio competitivo di un'impresa e del nuovo modello di sviluppo di un territorio e di un Paese, l'attiva partecipazione dei lavoratori nelle fasi di definizione e di controllo dei percorsi aziendali, ferma restando la distinzione dei ruoli e delle responsabilità, è uno degli elementi da cui non si può prescindere. L'urgenza di intraprendere un tale percorso, ci ha imposto di andare avanti anche senza l'adesione della Cgil, che in modo strumentale ha cercato argomentazioni per contestare l'accordo; a distanza di poco più di un anno i fatti, e le stesse categorie della Cgil che hanno sottoscritto i rinnovi contrattuali, ci danno ragione. In un contesto di crisi generalizzata si sono rinnovati quasi tutti i contratti, senza scioperi, nei tempi previsti e con incrementi retributivi, grazie al nuovo indicatore, superiori a quelli che si sarebbero avuti col vecchio modello. La riforma inoltre stimola la contrattazione di secondo livello, l’ambito nel quale si crea la produttività e si incentiva la crescita del reddito, ma anche il luogo in cui si possono anticipare e governare le situazioni di crisi. Adesso quindi un compito importante è assegnato a ciascuno di noi, che dobbiamo sostenere quell'evoluzione culturale, già menzionata, a livello territoriale e aprire una nuova fase di contrattazione aziendale che faccia perno su questa nuova impostazione. Come Confederazione abbiamo già avviato un confronto nuovo con Confindustria, sia ad Ascoli che a Fermo, con le quali condividiamo queste tesi e intendiamo programmare iniziative che vadano ad incidere proprio sulla dimensione culturale. Contestualmente, come Cisl, abbiamo avviato un primo modulo formativo per delegati, che aiuterà in questa direzione, ed ulteriori iniziative sono programmate con le federazioni di categoria; allo stesso appuntamento di oggi, abbiamo voluto dare un taglio che lo inserisse nel percorso per le politiche formative deliberate dall'ultimo congresso. L'obiettivo che dobbiamo prefiggerci è quello di estendere e legittimare la nostra rappresentanza sindacale nelle aziende, attivando competenze, motivazioni e capacità negoziali. La contrattazione decentrata vogliamo stimolarla, dotarla di contenuti forti e di strumenti operativi e pensiamo che ciò può avvenire attraverso un processo che riteniamo di aver avviato, ma che necessita di costanza e di partecipazione di tutte le nostre strutture. La chiamata, che dobbiamo essere pronti a fare, è a noi stessi e alle altre parti sociali perché si esca dal tranquillo tran tran dei vecchi modelli, spesso ritualistici, di rappresentanza e di contrattazione, e si spendano, con i rischi che questo comporterà, ma di cui non dobbiamo aver paura, per realizzare rapporti più flessibili e responsabili, in cui quello che si ha a cuore non deve essere la difesa di uno status o di un ruolo, o di una rendita di posizione, ma la promozione di condizioni di vita e di lavoro più solide e più eque per tutti. La situazione ci impone di adottare un nuovo sistema che tenga conto che il mondo del lavoro e quindi il sindacato, non può rassegnarsi ad una logica di progressivo rattrappimento, la nostra prospettiva e la nostra azione, fin da ora, deve proiettarsi verso il futuro ed i volti che dobbiamo guardare non sono solo quelli dei nostri iscritti, ma anche dei loro figli, in quanto è solo così che potremo raggiungere quella solidarietà fra generazioni che è oggi minata dal sentimento diffuso che le condizioni di vita e le opportunità di lavoro debbano in futuro essere sempre peggiori. Abbiamo pertanto la necessità di non demordere e portare a compimento i progetti che abbiamo in campo per lo sviluppo nelle nostre due nuove province, sulla crescita della produttività del sistema. Le politiche in campo sul livello nazionale devono essere accompagnate da un’efficace azione locale contrattuale, ma anche da un processo di concertazione con le pubbliche amministrazioni, affinché nel territorio si trovino risposte più adeguate ai bisogni dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie, in termini di sviluppo, di occupazione, di servizi, di assistenza, di controllo di prezzi e tariffe e di una equa distribuzione del carico fiscale. In questa prospettiva abbiamo rivisitato, con la FNP, le nostre piattaforme unitarie sul welfare locale e realizzato alcuni accordi significativi, seppur con risorse limitate; contestualmente, nella consapevolezza delle importanti competenze necessarie per esercitare efficacemente queste nuove responsabilità, si è già concluso un primo modulo formativo per concertatori sociali, realizzato in collaborazione con i pensionati, e si sta predisponendo il secondo. Occorre che ci attrezziamo affinché le nostre strutture, verticali e orizzontali, pur mantenendo le proprie specificità degli ambiti di azione, condividano obiettivi e strumenti e si sviluppi un’azione parallela ma sinergica che realizzi il benessere complessivo della comunità, una prospettiva che si renderà ancor più necessaria a fronte del federalismo fiscale che determinerà un ruolo sempre maggiore al livello decentrato e una responsabilità non secondaria al sindacato locale. Siamo altrettanto consapevoli della difficoltà nel realizzare tutti gli impegni a fronte di una situazione nel territorio estremamente critica, con una preoccupante deindustrializzazione nell’area ascolana e una altrettanta problematicità legata alla crisi del distretto calzaturiero fermano. I numeri, che per noi significano persone e famiglie, ci dicono che il numero di donne e uomini in cerca di occupazione sono complessivamente oltre 35.000, che nel 2009 sono state utilizzate oltre 4 milioni di ore di cassa integrazione, di cui la metà è straordinaria e quindi con sbocchi finali, per la maggior parte dei lavoratori coinvolti, nella mobilità; mobilità che ha coinvolto lo scorso anno quasi 4000 persone, con un aumento del 30 % rispetto al 2008, che già era stato particolarmente negativo. Il trend dei primi mesi di quest’anno purtroppo non da segni di miglioramento, gli ammortizzatori sociali tradizionali, quelli in deroga e gli accordi con la regione ed alcuni comuni nel campo del sostegno alle famiglie, hanno permesso di tamponare, seppur parzialmente i problemi di reddito Sa sappiamo che nel corso del 2010 verranno a cessare per molti lavoratori i suddetti ammortizzatori e non si intravedono possibilità di rioccupazione a breve, siamo pertanto già chiamati a cercare ulteriori nuove forme di sostegno che dovranno trovare corrispondenza presso tutti i livelli istituzionali. I temi per la ripresa e per un nuovo sviluppo, ci vedono da tempo propulsori di iniziative e progetti che hanno visto, seppur con fatica ed in maniera ancora non sufficiente, una condivisione di molti soggetti istituzionali e sociali, che tutti voi conoscete in quanto oggetto di dibattito all’ultimo consiglio generale e che pertanto mi limito a citarne alcune: bonifica e polo tecnologico area Carbon, riavvio cartiera con realizzazione della centrale, accordo di programma Piceno Val Vibrata, infrastrutture nelle due province (banda larga, opere viarie e ferroviarie), accordo di programma agroindustria. Su molti di questi argomenti stiamo toccando con mano quanto il sistema burocratico e a volte non adeguate azioni politiche ritardino ed intralcino percorsi importanti ed urgenti. Diversi progetti hanno coinvolto il Ministero dello Sviluppo Economico che deve intervenire con i previsti finanziamenti, ho il timore che le ultime vicende che hanno visto le dimissioni del Ministro Scaiola, possano produrre ulteriori ritardi. Di positivo possiamo registrare il recuperato inserimento del settore calzaturiero nel pacchetto incentivi, in discussione alle camere, che potrebbe dare una spinta alle produzioni del nostro distretto. Per concludere una riflessione sulle questioni organizzative, fondamentali per un proficuo esercizio delle importanti responsabilità che ci sono assegnate e che in parte ho cercato di rappresentare. Abbiamo da poco realizzato l’assemblea nazionale sui servizi e a giorni è prevista quella regionale, l’esito delle quali sarà un’accelerazione in termini riorganizzativi dei servizi stessi funzionale all’integrazione con tutte le strutture; il 19 maggio è prevista una riunione dei segretari di categoria, con la partecipazione della Usr, che sarà occasione di approfondimenti e di conseguenti future decisioni. Nel mese di novembre scorso si è realizzata la reggenza della nostra Ust, con la mia nomina a tale incarico; l’impegno che mi sono assunto è stato quello di portare a termine il progetto di risanamento della struttura e quello di costruire una proposta di nuova segreteria entro un anno, nell’ottica del totale rinnovamento. In questi mesi mi sono avvalso della collaborazione di tutta la segreteria eletta al congresso, che voglio ringraziare per il lavoro che stanno facendo, e credo che subito dopo l’estate possa essere in grado di proporre alla discussione dell’esecutivo delle proposte e prevedere per la fine dell’anno il termine del mio incarico.
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10/05/2010 Porto di Ancona: stanziamenti a pioggia
Le Segreterie Regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti prendono atto di come il Comitato Portuale, a maggioranza, abbia varato uno stanziamento di 600.000,00 euro a favore delle società che effettuano la movimentazione passeggeri e merci nel porto di Ancona. Esprimono una forte critica sulle modalità con cui viene attribuito tale contributo senza alcuna valutazione di merito e quindi “a pioggia” indistintamente per tutte le imprese. Il Sindacato aveva rappresentato al Comitato Portuale che tale erogazione fosse stata subordinata ad azioni positive per il lavoro e, cioè, che ne fossero escluse le imprese che avessero proceduto a licenziamenti e ne fosse ridotto il contributo in maniera equivalente per l’uso degli ammortizzatori sociali in deroga. Appare, infatti, grave che venga attribuito un doppio vantaggio a chi mette i propri dipendenti in cassa integrazione spostando il costo del lavoro a carico della collettività e contemporaneamente utilizzando sussidi pubblici. Stupiscono che le Istituzioni presenti al tavolo abbiano approvato tale deliberazione che è chiaramente orientata più a favore delle imprese, per specifici problemi di bilancio, che al sostegno del lavoro dipendente.Ancona, 10 maggio 2010                                                                    FILT-CGIL FIT-CISL UILTRASPORTI                                                                              Segreterie Regionali Marche
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07/05/2010 I dati del mercato del lavoro
I dati delle assunzioni. Clicca qui per visualizzarli:  http://www.scribd.com/full/31031969?access_key=key-waipfjxujz6dicjwbskI dati della mobilità.  Clicca qui per visualizzarli: http://www.scribd.com/full/31036347?access_key=key-2nbz0a376flfxrmmoguh
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07/05/2010 I sindacati fotografano un distretto industriale ancora in crisi
SEGNALI DI RIPRESA non se ne vedono. Le offerte di lavoro sono ferme nelle ultime settimane come nei mesi scorsi. Le procedure per l'ottenimento della cassa integrazione continuano ad essere aperte dalle aziende, nonostante queste abbiano già mandato a casa tanti lavoratori. Un leggero spiraglio sembra aprirsi per l'edilizia, ma è ancora presto per parlare di ripresa. Sono questi i tratti principali della fotografia che tracciano i sindacati, ogni giorno in prima linea per difendere il diritto al lavoro nelle aziende. «Non vedo un'inversione di tendenza alla crisi che attanaglia il territorio — spiega Leonardo Lenci, responsabile Cisl — intravedo qualche movimento positivo nell'edilizia, ma non è facile dire se sia dovuto alla bella stagione o se sia un segnale positivo per l'economia e l'occupazione. Le procedure per la cassa inte-grazione intanto continuano ad essere aperte». A vedere nero il futuro occupazionale e produttivo del territorio anche Domenico Sarti, segretario della Camera del Lavoro di Jesi: «Le ore di cassa integrazione nelle scorse settimane erano stabili e la domanda di lavoro continua ad essere praticamente inesistente». AD AVERE LA PEGGIO le piccole imprese. «In questi giorni — racconta Lenci — una piccola azienda metalmeccanica jesina la «Osl» che ha sede in zona Gallodoro, ha avviato le procedure per la liquidazione. Sono altri 20 dipendenti circa che si trovano senza un lavoro e vanno ad aggiungersi a quelli piu tristemente noti in queste ultime settimane di Caimi2». Nelle grandi aziende invece chi si e trovato senza un posto di lavoro ne tutele sono i precari, spesso giovani: «Il ricorso alla mobilità — spiega Vincenzo Gentilucci, responsabile metalmeccanico Uil — è stato minore nelle grandi realtà dove non ci sono piu contratti a termine». Ad incassare  il colpo più violento proprio la metalmeccanica,    come    spiega Gentilucci: «Non vediamo segnali di ripresa, anzi praticamente tutte le aziende continuano a ricorrere alla cassa integrazione, nonostante le operazioni di mobilità che continuano a mettere in campo. C'è forse più fiducia da parte delle aziende alcune delle quali hanno iniziato le ristrutturazioni ma la stessa fiducia non può esserci nei lavoratori e in noi rappresentanti sindacali».  «L'indotto è stato il piu penalizzato — spiega Gentilucci — e l'automobilistico avrà probabilmente un periodo sfavorevole nei secondo semestre. L'impressione è che non avremo più quel trend positivo costante che avevamo prima della crisi, bensì dei picchi positivi seguiti da altrettanti cali produttivi». «Nelle ultime tre settimane — sottolinea Lenci — l'offerta di lavoro e ferma se si eccettua qualche richiesta per gli operai specializzati. Anche il collocamento pubblico è fermo da oltre venti giorni». «Le offerte di lavoro al centro per l'impiego — gli fa eco Sarti — sono assenti oramai da mesi, se si eccettuano le richieste di agenti di commercio».
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07/05/2010 Gabriele Del Grande: "Il mare di mezzo"
Il 5 maggio scorso all'ITAS Matteo Ricci di Macerata Gabriele Del Grande ha presentato il suo ultimo volume “Il mare di mezzo”, in occasione di un evento organizzato da ISCOS Marche Onlus, Anolf e Cisl Macerata.Gabriele Del Grande, viaggiatore e scrittore, è nato a Lucca nel 1982, si è laureato a Bologna in Studi Orientali. Scrive su L’Unità, Redattore Sociale e Peace Reporter e collabora con lettera27. Nel 2006 ha fondato l’osservatorio sulle vittime dell’emigrazione Fortress Europe. Per Infinito edizioni ha pubblicato Il mare di mezzo (2010), Mamadou va a morire (2007) e ha collaborato a Come un uomo sulla terra (2009). Per le Edizioni del Gruppo Abele (EGA), ha collaborato al quarto taccuino del premio Ilaria Alpi Africa e Media.Il suo blog Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com) è dedicato alla memoria delle vittime dell'emigrazione e alla denuncia dei crimini commessi alla frontiera contro migranti e rifugiati. Nato nel gennaio 2006, non riceve nessun finanziamento e si regge su una rete volontaria di giornalisti, traduttori e associazioni.Riportiamo alcuni dei numerosi temi trattati. Rimandiamo al blog e ai libri per approfondimenti. Dalle parole alle categorie: la premessa dell’intervento è stata l’importanza delle parole utilizzate per descrivere il fenomeno delle migrazione, e come si passi dalle parole alle categorie, che individuano gruppi di persone. Stiamo assistendo, e partecipando, a un processo di disumanizzazione. Si parla ad esempio di clandestini, categoria che esclude dai diritti umani. Neanche le morti fanno più notizia, tanto le persone coinvolte sono ormai considerate meno che esseri umani. Il senso del libro presentato, il volume “Il mare di mezzo”, è quello di raccontare storie personali, che insieme scrivono la Storia, quella che fra qualche anno i nostri figli e nipoti studieranno a scuola: la Storia delle migliaia di morti nel Mediterraneo, dei milioni di persone che vivono in Europa senza il diritto di voto, dei mancati riconoscimenti del diritto di asilo politico, la storia delle carceri libiche. In questi mesi, per motivi di propaganda politica, si è molto insistito sugli sbarchi via mare e sugli accordi per bloccare questi sbarchi. Se si controllano le statistiche degli ultimi cinque anni, per ogni persona sbarcata ci sono dodici lavoratori richiesti dallo stato italiano attraverso i decreti sui flussi migratori: il mito dell’invasione è quantomeno ridimensionato da queste cifre. Nonostante le dimensioni numeriche contenute del fenomeno, sono stati firmati diversi accordi tra i governi italiano e libico per far cessare gli sbarchi, e in effetti questo risultato è stato ottenuto. Il prezzo da pagare è la sospensione dei diritti umani. Due esempi. Il primo quello dei salvataggi in mare: oggi, se un equipaggio di pescatori salva da un naufragio una persona, rischia la denuncia e la confisca della barca. Il secondo esempio è quello della marina militare. Mentre in passato si distingueva per il coraggio nei salvataggi anche in zone di non competenza, oggi vige l’obbligo di respingimento. Con l’aggravante che le imbarcazioni militari sono territorio italiano e sottoposte alla legge italiana. Legge che prevede il diritto di richiedere asilo politico, che può poi essere concesso o meno dopo un procedimento di valutazione. Sulle imbarcazioni della marina militare attualmente questo diritto non è riconosciuto: il respingimento è immediato. La situazione poi delle carceri libiche è semplicemente disumana. Numerosi i rapporti sulle condizioni di detenzione, anche da parte del SISDE, sulle violenze, la corruzione, la vendita di persone come schiavi. Segnaliamo su questo aspetto il documentario “Come un uomo sulla terra”. Il problema dei respingimenti ha una dimensione europea. In Spagna la polizia di frontiera spara sulla gente (12 morti finora). In Grecia migliaia di persone cercano di infilarsi sotto i camion per poter partire via nave da Patrasso o Igoumenitsa. Malta riceve tantissime richieste di asilo. Ed è un dato di fatto che altri paesi dell’Europa, come Francia, Germania, Inghilterra di fatto scaricano le proprie responsabilità sui paesi di frontiera. Emblematico, da un punto di vista sindacale, il caso dei sindacalisti tunisini. Dopo una serie di proteste sono stati arrestati e processati per associazione a delinquere. Alcuni di loro sono riusciti ad arrivare in Italia e chiedere asilo politico. Dai verbali della commissione risulta che le descrizione delle violenze subite era “troppo dettagliata e concorde tra i vari richiedenti” per essere verosimile, e quindi l’asilo politico è stato negato.Per saperne di più: Fortress Europe
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07/05/2010 Rapporto Confindustria 2009
I dati del rapporto Confindustria 2009 confermano la preoccupazione più volte evidenziata rispetto alla tutela del lavoro e alla esigenza di mantenere e sviluppare una significativa base produttiva. Dal rapporto emerge che le aziende stanno adottando diverse strategie per fronteggiare la crisi. Credo che associazioni di imprese e organizzazioni sindacali possano insieme proficuamente essere interlocutori della politica e delle istituzioni, per sollecitarle a leggere le dinamiche dei  cambiamenti e delle innovazioni sul piano economico e sociale, per accompagnarli e sostenerli.   Le parti sociali possono chiedere da un lato una riforma fiscale che porti benefici alle famiglie con redditi medi e bassi, e alle imprese spostando il peso del prelievo dal lavoro alla rendita, dall’altro misure per uno sviluppo industriale basato su qualità, eco compatibilità e sostenibilità sociale, e azioni di incentivazione per un terziario di servizi qualificati. Un rafforzato contrasto all’evasione fiscale e al lavoro nero e irregolare, una convinta lotta alle produzioni contraffatte, una rivisitazione della articolazione, del numero degli enti territoriali, per superare sprechi e sovrapposizioni, sono alcune delle strade da percorrere per recuperare risorse da investire a sostegno e promozione del lavoro e dello sviluppo. In questi ultimi mesi va segnalato positivamente il rinnovo di molti contratti nazionali, alla naturale scadenza, senza conflittualità; è utile ridare impulso anche alla contrattazione aziendale: il sindacato è interessato al confronto con quegli imprenditori che cercano di superare la crisi non puntando solo sui fattori di costo o sullo smantellamento dei siti locali, ma sulla ricerca di aumento della produttività, su ridefinizioni organizzative, su investimenti su nuovi prodotti, sulla esplorazione di nuovi mercati. Si può fare molto anche migliorando ulteriormente l’utilizzo, in quantità e qualità, delle risorse per la formazione, da quelle pubbliche a quelle dei fondi interprofessionali, e in generale per le politiche attive del lavoro.3 maggio 2010                                                                       Stefano Mastrovincenzo                                                                 Segretario Generale Cisl Marche Per visualizzare la sintesi del rapporto di Confindustria Marche clicca sul link: http://www.scribd.com/full/30746082?access_key=key-1h7kgbfdvkkirb76xuus
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06/05/2010 Clima pesante alla Accenture
La lotta si fa dura per i 47 lavoratori della Accenture di Osimo minacciati di licenziamento. L'incontro fra sindacati e azienda di martedi a Milano si è concluso con una rottura che non offre speranze di un accordo anche se c'è tempo sino al 27 maggio per arrivare a una mediazione. «L'azienda si è presentata al tavolo senza fornirci alcun dato per approfondire le motivazioni dei licenziamenti - spiega Selena Soleggiati della Fisascat Cisl - Non abbiamo ricevuto alcun documento dal quale verificare la reale esigenza di abbattere i costi a fronte di una asserita più bassa remunerazione dei servizi svolti per conto di Sma e Auchan. Non c'è la trasparenza e la collaborazione che la legge prevede, per cui abbiamo dichiarato questa procedura irricevibile». Le fa eco Claudio Di Pietro di Filcams Cgil: «Non ci spieghiamo la decisione dell'azienda di mandare a casa i lavoratori considerato il fatturato di circa un milione di utili con cui il gruppo ha chiuso l'ultimo anno».Osimo, 6 maggio 2010
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06/05/2010 Ammortizzatori sociali anche per gli apprendisti
Recentemente l'lnps ha fornito indicazioni in merito agli ammortizzatori sociali a cui hanno diritto gli apprendisti, in particolare nei casi di licenziamento, distinguendo a seconda che sussista o meno l'intervento integrativo da parte degli Enti Bilaterali. La legge prevede che gli apprendisti, sospesi o licenziati, hanno diritto, in via sperimentale per il periodo 2009-2011, all'indennità di disoccupazione non agricola per un periodo massimo di 90 giornate o all'intero periodo di vigenza, a prescindere dal possesso degli ordinari requisiti assicurativi e contributivi richiesti per la generalita dei lavoratori. I requisiti richiesti e stabiliti dalla norma sono: - possesso della qualifica di apprendisti alla data del 29 novembre 2008; - anzianità di almeno tre mesi presso l'azienda interessata; - intervento integrativo da parte degli Enti Bilaterali pari al 20%. La stessa norma prevede, inoltre, che: in assenza dell'intervento degli End Bilaterali, i periodi di disoccupazione si intendono esauriti ed i lavoratori possono accedere direttamente agli ammortizzatori in deroga; per il periodo 2009-2010 tutti gli ammortizzatori in deroga vengono erogati nella misura dell'80% della retribuzione di riferimento; le risorse destinate al fmanziamento degli ammortizzatori in deroga possono essere utilizzate a favore di tutti i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti ed i somministrati.  Ricapitolando.  Se l'Ente Bilaterale interviene integrando il pagamento del trattamento di disoccupazione, l'apprendista licenziato, in possesso dei requisiti sopra descritti, può richiedere l'indennità di disoccupazione per la durata massima di 90 giornate. Successivamente, può richiedere anche il trattamento di mobilità in deroga per la durata prevista dal decreto di concessione, facendo valere, in questo caso, un'anzianità presso l'azienda interessata di almeno 12 mesi, di cui almeno 6 di lavoro effettivamente prestato. Se, al contrario, non sussiste l'intervento integrativo dell'Ente Bilaterale, l'apprendista licenziato può accedere direttamente al trattamento di mobilità in deroga. Anche in questo caso devono essere fatti valere i requisiti di anzianità aziendale richiamati. Va infine ricordato che per beneficiare del trattamento di disoccupazione o di mobilità in deroga, i lavoratori apprendisti devono presentare apposita domanda entro il termine di decadenza di 68 giomi dal licenziamento. Devono inoltre rendere all'Inps apposita dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro o ad un percorso di formazione professionale.  Ovviamente, per quanto sopra, gli uffici di Patronato sono a disposizione gratuitamente per le opportune verifiche oltre alle ulteriori ed eventuali richieste.Ancona 5 maggio 2010                                                                                                                          Delio Mattiacci                                                                                                          Direttore regionale Inas-Cisl Marche
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06/05/2010 Residenze per anziani, necessaria più assistenza
Da alcuni mesi a questa parte alcune strutture residenziali per anziani della provincia di Macerata sono sotto pressione per i controlli incrociati da parte dei NAS e dell’Ispettorato del lavoro. Oggetto del positivo e costante lavoro degli ispettori sono le condizioni di vita delle persone, le condizioni igienico sanitarie delle strutture, il rispetto dei requisiti strutturali ed organizzativi necessari per l’autorizzazione delle attività, nonché la legalità e la genuinità degli appalti dei servizi assistenziali. Lacune scaricate sui lavoratori Il caso delle dipendenti della casa di riposo Sant’Agostino di Pievetorina, indagate per concorso nel reato di esercizio abusivo della professione infermieristica, rende necessario affrontare con urgenza alcune gravi lacune del sistema regionale di assistenza agli anziani non autosufficienti. Lacune sulle quali la Cisl da tempo chiede risposte, e le cui conseguenze non possono in alcun modo essere scaricate sui lavoratori. Gli standard di assistenza e le capacità del sistema La normativa in vigore stabilisce che ad ogni anziano non autosufficiente ospitato in una residenza protetta regionale debbano essere garantiti almeno 20 minuti al giorno di assistenza infermieristica. Le difficoltà nel reperire personale infermieristico sul mercato del lavoro, ma soprattutto la mancanza di risorse finanziarie sufficienti, ha fatto si che su circa 3.400 ospiti delle residenze protette marchigiane, circa 3.000 ricevano solo la metà di quanto previsto. Oltre ad essere insufficiente per assistere efficacemente anziani afflitti da patologie croniche, invalidanti o degenerative, 10 minuti al giorno è un tempo che mal si concilia con l’assunzione diretta di personale, viste le limitazioni alle assunzioni imposte agli enti locali e le difficoltà di gestione degli infermieri derivate da orari di servizio vincolati ai momenti della somministrazione delle terapie. Lavoratori tra l'incudine e il martello In attesa che le istituzioni risolvano questa problematica nelle Residenze Protette sono gli operatori di assistenza – Operatori Socio Assistenziali o Operatori Socio Sanitari - che indirettamente vengono costretti alla giornaliera ed impropria funzione della somministrazione dei farmaci e delle terapie, con la conseguenza, come nel caso di Pievetorina, di vedersi denunciati per abuso della professione infermieristica. La questione è crocevia di interessi distinti e contrapposti. Da un lato la necessità di garantire un’assistenza sanitaria di qualità ai nostri anziani ospitati in residenza protetta. Dall’altro quella di tutelare i lavoratori del settore, costretti a scegliere tra due rischiosissime opzioni: incorrere in un procedimenti disciplinare e penale o lasciare gli ospiti senza la necessaria assistenza. Un problema di costi Deve essere chiaro che non esistono soluzioni a buon mercato. Per garantire l’assistenza prevista dalla normativa vigente la Regione Marche dovrebbe investire da subito circa 45 milioni di €, certamente difficili da trovare in tempo di crisi. Riqualificare il personale OSS L’unica alternativa è quella di riqualificare gli Operatori Socio Sanitari attraverso i corsi di formazione per OSS Specializzato previsti dall’Accordo Stato – Regioni del 22 febbraio 2002, non solo per il comparto sanità ma anche per le strutture assistenziali a titolarità sociale. Questa figura professionale, competente ad eseguire mansioni sanitarie ridotte e semplici (medicazioni, terapie orali, intramuscolo, insulina, ecc.), sarebbe una soluzione legale, concreta ed economica alle necessità delle Residenze Protette per anziani. Chiediamo pertanto alla Regione di attivarsi immediatamente per far partire i Corsi di riqualificazione per OSS Specializzati per le strutture socio assistenziali, così da risolvere questa grave problematica. Nazzareno Tartufoli per la Segreteria Cisl Macerata Luca Talevi per la Segreteria Funzione Pubblica Cisl Macerata
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